mercoledì 5 dicembre 2012

Vuota

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L'epilogo della gravidanza di Anna, la sua sofferenza, mi ha portato più volte a ripensare alla me stessa di 2 anni fa.
Poi stamattina, la domanda di una collega "Scusa, sei incinta?", seguita da un "interrogatorio" da parte di un'altra collega, con tanto di "Ma durante la gravidanza avevi la pancia?", mi ha fatto provare nuovamente una fitta al cuore. 
Due anni fa, poco dopo Natale, durante un'eco di controllo, scoprii che il cuore della mia bimba aveva smesso di battere. Lei era dentro di me,aggrappata al mio corpo, rannicchiata, con  tutto il suo dolore. I giorni compresi tra l'ultima ecografia e il raschiamento, sono stati i peggiori della mia vita. Quanto dolore, lacrime, disperazione. Avrei voluto che tutto finisse il prima possibile. Ma allo stesso tempo, avrei voluto trattenere il corpo della mia bimba dentro di me..
Mi ricoverarono e mi assegnarono una stanza in cui al mio fianco c'erano due donne incinta che venivano sottoposte a continui monitoraggi. E mentre io attendevo che i farmaci provocassero il distacco della placenta, i battiti dei cuoricini dei loro bimbi rimbombavano nella stanza come il suono degli zoccoli di tanti cavallini al galoppo. Quella corsa verso il futuro mi faceva piangere..eppure mi consolava.
Ricordo me stessa, una camicia da notte con tanti disegni colorati ma con lo sfondo nero. Io ero in lutto e mi trascinavo per i corridoi dell'ospedale come se dovessi nascondermi o vergognarmi di qualcosa. Mi sentivo in colpa. Nei confronti di mia figlia, per non averla saputa proteggere, nei confronti di mio marito per non essere riuscita a portare avanti la gravidanza, nei confronti delle mie vicine di letto perchè la mia presenza le turbava.Mi detestavo per non essere riuscita ad evitare quello che era successo. Se fossi andata prima dalla ginecologa, se non fossi andata a lavoro, se non avessi sottovalutato quelle fitte..
A mezzanotte di un mercoledì (stesso giorno in cui nacqui io), mia figlia scivolò via da me e mi portarono di corsa in sala operatoria. Sentii tanto freddo e nessuna parola di conforto. Nulla. Neanche un semplice "Signora, mi dispiace".
Tornare a casa, con i botti che festeggiavano la fine di quell'anno che ci aveva visto salire sull'altare e gioire per un test di gravidanza positivo e l'inizio di un anno che cominciava nel peggiore dei modi. Non riuscire ad ingoiare i bocconi del cibo.
Ancora fitte, ancora dolore.Un secondo raschiamento..
Il non sentirsi più quella di prima. Non più quella incinta ma neanche più quella di prima della gravidanza.
Avere quasi paura di sfiorare la mia pancia. Vuota.
Non riuscire più a indossare i vestiti di prima della gravidanza e non riuscire più a guardare il vestito grigio premaman che mi faceva sentire tanto bella. E poi una scatola, una tutina ancora ben piegata. Una piccola spazzola.
Un trasferimento in una casa e in un paese di cui non m'importava niente. Un nuovo lavoro. Tanta rabbia. Imparare a conoscere una nuova me.
Passano i giorni, i mesi. Nella mia testa la gravidanza continua. Arrivo alla trentesima settimana. Poi alla trentaduesima..e così via. C'è una Me con la pancia che vive in un'altra dimensione e una Me senza pancia nel mondo reale. A quest'ultima dedico un post su ciaolapo e scopro che le mie emozioni sono quelle di tante mamme speciali che faticano a rapportarsi con il proprio corpo dopo la fine della gravidanza e con la prorpria, nuova, identità. 
Continua il conto alla rovescia..fino alla data prevista del parto. Una data scolpita nella mia mente. Una data in cui, nell'altra dimensione, l'altra me stessa è tornata a casa con la sua bambina.
Dopo quella giornata, passo dopo passo, molti nodi si sono sciolti. Abbiamo eleborato (non solo io ma anche Sam), quello che ci era successo. Abbiamo realizzato che avevamo perso la nostra bambina e, forse, chissà, anche la nostra (unica?) possibilità di essere genitori. Un doppio lutto. Perchè sapevamo che una gravidanza naturale, come quella appena terminata, a noi non sarebbe potuta ricapitare tanto facilmente.
A volte mi sembra che sia passato un secolo da quando camminavo per le strade della mia città, incinta della mia bimba. A volte mi capita di ricordare la posizione che assumevo quando camminavo..la stanchezza che mi assaliva. Ricordo quanto era bello, la sera, canticchiare alla piccola una ninna nanna. Il suo passaggio ci ha lasciato tanto.
Ma spero di non dover provare ancora un dolore simile..Vorrei poter alleggerire almeno un pò quel peso che ogni mamma speciale sente sul petto, alla fine di una gravidanza.
Se qualcuna di voi ha qualche informazione che possa aiutare Anna, scrivetele. Questi per lei sono giorni difficili.

20 commenti:

  1. ciao, ho trovato il tuo link sul blog di anna...volevo dirti che anche io ho vissuto un'esperienza simile alla tua. Ho partorito una bimba morta e anche se adesso sono mamma (grazie alla pma) il dolore è sempre lì, latente e credo che me lo porterò per sempre dentro.

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  2. Ciao Iris, ho letto la tua storia sul tuo blog, anche se non ho mai commentato. Credo che il dolore,nel tempo possa cambiare forma e intensità ma non possa mai cessare..neanche con la nascita di altri figli (questo lo dico anche in qualità di "figlia speciale"). Il lutto che vissuto in un'epoca gestazionale avanzata è quasi insopportabile, lascia comunque sempre una traccia indelebile,anche quando avviene nelle prime fasi della gravidanza.Parlarne nella vita reale non è semplice..è un argomento che le persone tendono ad evitare. Eppure, chi ha vissuto questo dramma avrebbe bisogno di farlo e avrebbe bisogno di ricordare, anche con gli altri, il proprio bimbo.
    Grazie per la tua testimonianza

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  3. Oddio Claire, non avevo idea che fossi dovuta passare per tutto questo Inferno, mi dispiace tantissimo... hai reso proprio l'idea, credo che anch'io avrei vissuto in parallelo come te, sei stata bravissima a uscirne!! Ti abbraccio forte.

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    1. Grazie Sfolli.Sono uscita da un inferno, è vero, ma ho avuto anche la fortuna di vivere dei bellissimi momenti con la mia piccola. Non la sottovaluto. Un abbraccio a te!

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  4. in questo momento, in cui attendo il raschiamento, ho paura.
    Ora ho paura di soffrire.
    Il perchè mi è chiaro.
    Tutto quello che ho fatto fino ad ora, che è stato molto più pesante (fisicamente) di un raschiamento, l'ho fatto per uno scopo. E' stato fatto sul mio corpo ma per i miei figli. Venerdì sarò di nuovo solo io. Di nuovo per me stessa e non per loro. Se si tratta di me ho paura. Se si tratta dei miei figli no. Grazie a loro ho scoperto una me stessa che non conoscevo, la me madre, che vive unicamente per loro. E da questa me stessa viene la forza che mi muove e mi fa combattere.
    Molte volte ho pensato che se io non avessi avuto "la fortuna" di sentirli in pancia, forse non avrei avuto questa forza. E' questo che ci rende diverse Claire, perchè abbiamo segnato, dentro il nostro corpo, il passaggio "fisico" dei nostri figli, questo ci rende diverse e guerriere.
    Per loro e per poter riprovare quel sentimento che si prova quando li hai dentro di te.

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    1. E' proprio così: Il fatto che quel passaggio è avvenuto, è segnato anche nel nostro corpo: una pancia non più piatta, un cibo che non ci piace più, un dolore presente o assente.Credo che ogni figlio lasci qualcosa di sè..il nostro corpo conserva memoria del loro passaggio e noi ce li portiamo dentro per sempre, Anna. Credo che sia proprio quella memoria che ci da la forza di combattere.

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  5. ciao Claire, è la prima volta che commento in assoluto su un blog. Io ho perso la mia bimba alla 37 settimana di gravidanza, dopo un doloroso percorso di PMA. Ora grazie a Dio, ho un bimbo, ma la sensazione di solitudine, sconforto, e un potente senso di colpa spesso riaffiorano. Non combatto più con queste emozioni, mi sono arresa al fatto che mi accompagneranno, alcuni giorni più, altri molto meno.
    Grazie per aver descritto così bene il nostro stato d'animo. E.F.

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    1. Ciao Cara, mi dispiace tanto per la tua bimba. Credo che sia impossibile e anche controproducente cercare di combattere le emozioni che si provano di fronte ad una perdita così dolorosa. E' importante riconoscerle, osservarle..in modo che piano piano si possano trasformare anche se il dolore, più o meno intenso, ci sarà sempre.So che è difficile ma non devi sentirti in colpa perchè tu avresti fatto qualunque cosa per proteggere la tua piccola. Purtroppo non possiamo controllare tutto. Non la vita e la morte. Ogni tanto provo a rivedere la me stessa incinta che faceva tutte quelle cose che fanno le mamme durante la gravidanza..tutte le piccole rinunce, tutte le precauzioni che adottavo..le coccole alla piccola. Allora provo un profondo senso di tenerezza per quella mamma. Questo ha lenito i miei sensi di colpa.
      Il senso di solitudine di cui parli è forse l'aspetto più doloroso del lutto. Mi riferisco alle difficoltà che s'incontrano nel poter anche semplicemente affrontare l'argomento con qualcuno. Spesso le persone,anche quelle più vicine, evitano di parlare dell'accaduo. Come se non parlarne potesse fare scomparire il dolore. Ma non è così. Spero che tu possa parlare e ricordare spesso tua figlia con le persone che ami.
      Un bacio a te e ai tuoi piccoli in terra e in cielo.

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  6. Grazie.

    Vorrei scriverti un mare di cose, ma... Io ne ho persi due, ma molto presto. Posso immaginare cosa significhi quando accade più avanti, anche perché a mia madre è successo al nono mese. All'epoca non c'erano associazioni come Ciao Lapo.

    Quanto dolore... e come si cambia dentro.

    Grazie per Anna. Siamo tutte raccolte intorno a lei.

    Un abbraccio forte.

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    1. Già, all'epoca non c'era Ciaolapo. Per tua madre sarà stata molto dura. E, credo, anche per te se eri piccola. Dicono che i bimbi vivano con un grande senso di colpa la morte dei fratelli in utero(per i sentimenti di gelosia che possono aver provato nei loro confronti). Oggi, anche grazie a internet, è relativamente più semplice trovare un aiuto psicologico e delle informazioni utili ad affrontare questi eventi dolorosi. Anche se forse all'epoca le persone (famiglia, vicini di casa, amici) erano più vicine rispetto ad oggi.

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    2. No, io dovevo ancora arrivare... anzi, sono stata desiderata proprio per quello, anche se c'è voluto, com'è comprensibile, qualche anno...

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    3. Bè..noi per un anno, dopo quello che era successo, non abbiamo neanche cercato la gravidanza. Se fosse successo a fine gravidanza non so se sarei riuscita a superarlo. Tua madre è stata molto coraggiosa e, sicuramente, è stata sorretta da un fortissimo amore..per la sua bimba che se n'era andata e per quella che doveva arrivare :)

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  7. non riesco a commentare , se non per lasciarti un caloroso abbraccio

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  8. Claire.....mi hai fatta piangere con il tuo racconto così liscio, intenso...parole secche e piene di sentimento. Un racconto che lascia un dolore anche in me....una mia amica ha vissuto questa esperienza ed ha perso la sua bimba a causa di una varicella presa in gravidanza! So come stava e l'ho vissuta tramite lei.
    Claire non posso fare nulla per te...se non dirti che ti stringo forte e pregherò che tu abbia presto la possibilità di rimetterti un vestitino premaman!
    Mi spiace...ma davvero tanto tanto! :-(

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  9. Quello che posso dirti è di stare vicino alla tua amica. Se vorrà parlare..anche solo se avrà bisogno di un semplice abbraccio. Grazie per le preghiera. E' dolcissima :)

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  10. Cara Claire, mamma speciale, come capisco lo sdoppiamento tra la te senza pancia e la te con la pancia! La me con la pancia è alla 29esima, la me senza s'è fermata alla 23. E con lei, tanti sogni ed una spensieratezza impalpabile e antica che non tornerà mai più.
    Sono andata a fare delle analisi del sangue qualche giorno fa e, alla domanda dell'infermiera "È incinta?", per rispondere "No" ho impiegato qualche secondo e mi son dovuta concentrare.
    Il vuoto della pancia a volte diventa troppo pesante, insopportabile. Anch'io ho paura a toccarmela, a venirne risucchiata.
    Ti mando un abbraccio, mi prendo un po' del tuo vuoto, e mando una carezza a chi hai imparato o stai imparando ad amare anche se non c'è.

    Elle

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  11. Cara Elle, è ancora così recente il tuo lutto..Questo è il tempo della tua bambina.Ecco perchè fatichi a credere di non essere incinta e forse i giorni passano così lenti. E' difficile non venire risucchiati dal buio..io ricordo che a tratti mi sembrava di precipitare in un buco nero e a tratti quel buco mi sputava fuori, in una realtà che avrei preferito evitare.
    Ma ho letto sul tuo blog come tu e tuo marito avete affrontato tutto e credo che la vostra lucidità e saggezza, unito all'amore immenso che vi lega alla vostra bimba, vi aiuterà moltissimo a trovare un equilibrio. Un bacio grande a tutti e tre

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  12. Claire, cara, io non avevo idea di un dolore del genere. Ho provato sensazioni smili di vergogna e invidia per non riuscire a concepire ma legegre il tuo senso di vergonga e inadeguatezza mi strazia. Prego per te, per Anna e per tutte le altre che il tempo lenisca il vostro dolore e che possiate, non so dove, non so quando reincontrare i vostri bambini persi e che la vita vi dia altre possibilità.
    Ti abbraccio
    Raffaella

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    1. Grazie Raffaella, questo dolore ogni tanto riaffora. Con il tempo si impara a "domarlo" e si ricordano coprattutto i momenti belli..eppure ogni tanto eccolo lì che sale.

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